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al testo di Amina Narimi
il senso della luce
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Con quale pace si raccolgono le foglie le ultime, nel freddo, intorno ai rami, hanno il movimento di una madre che ha mangiato tanta terra con il sole, con le ginocchia piantate nella medica
lasciando poi che cadano le vesti nel suo più veroposto, nella yurta.
Ha il senso della luce, una ferita, la piaga luminosa del congedo, se la tagli rifiorisce, lacrimando l’indomani è una foresta che si alza, per invitare un angelo ad entrare
nella stessa posizione di riposo che avevano alla nascita i germogli.
Ho visto, Amina, discendere le tue parole In cesti dangeli giocosi; A volte più simili A filamenti di stelle Comete che hanno guidato il cammino Dove la luce si ferma e ferisce Tornando invisibile nella notte Perché più alto e forte risuoni Il canto della tua voce.
La tua bocca, Amina, la tua bocca che canta Ed inventa parole, le svela e rivela, È una grande mammella che allatta la vita, Che la nutre, la sostiene, la conduce Dove il Mistero ama snudarsi bambino.